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🇮🇹 APPROCCIO MASSOTERAPICO NEL TRATTAMENTO DEL GINOCCHIO

APPROCCIO MASSOTERAPICO NEL TRATTAMENTO DEL GINOCCHIO

Innanzitutto è utile soffermarsi sulle patologie più frequenti che possono affliggerlo.

Il punto di partenza per giungere a una diagnosi corretta e per determinare la migliore terapia è l’anamnesi.

Lo specialista valuta dapprima i sintomi, i dettagli riportati dal paziente. Allo stesso tempo, raccoglie i dati sui segni, ovvero le informazioni che solo un esperto è in grado di cogliere e analizzare.

Sulla base delle conoscenze e la preparazione del medico, vengono considerati gli aspetti fisio-patologici tipici di quei determinati segni e sintomi. Si sarà così in grado di emettere una diagnosi differenziale e anche di scartare alcune cause di dolore al ginocchio non connesse con una diretta patologia all’articolazione.

Le lesioni o rotture del menisco possono verificarsi quando uno o entrambi i menischi, a causa di un movimento sbagliato o per uno sbilanciamento del soggetto, rimangono intrappolati tra il femore e la tibia. Questo capita spesso durante i movimenti combinati di flessione e rotazione tipici delle distorsioni, ma anche in seguito ad un banale movimento. Inoltre nelle persone più anziane, per degenerazione della cartilagine e perdita di elasticità.

I sintomi più comuni sono fastidio o dolore acuto localizzato nella parte anteriore del ginocchio oppure un dolore sordo che si riacutizza in certi movimenti, talvolta con l’impossibilità di appoggiare l’arto, con eventuale gonfiore.

a lesione o rottura del legamento crociato anteriore (LCA) è molto frequente specie in chi pratica sport di alto impatto.

Nonostante i sintomi possano variare in modo significativo da paziente a paziente, il quadro tipico prevede un dolore intenso, gonfiore molto marcato che insorge rapidamente e sensazione di cedimento con importante limitazione della funzione.

Disturbi femororotulei I disturbi femoro-rotulei sono tra le condizioni più comuni. È fondamentale una diagnosi accurata: questa articolazione, infatti, è complessa e la sua stabilità dipende da fattori sia dinamici sia statici.

Sintomi tipici di questi disturbi sono instabilità (ginocchio che cede), dolore diffuso o localizzato, rumore associato a dolore durante il movimento, tumefazioni, ipostenia, dolori notturni.

Anatomia e meccanica del ginocchio L’articolazione del ginocchio è costituita da una faccia anteriore, denominata rotulea e una seconda faccia posteriore, denominata poplitea. Ha un grado di libertà di flesso-estensione e, inoltre, un movimento di rotazione che può esprimersi solo in posizione di flessione. La rotazione ad arto teso avviene a livello dell’anca.

Il ginocchio concilia due aspetti opposti: da una parte possiede grande stabilità quando è in estensione completa, dall’altra esprime grande mobilità a quando in flessione (movimento necessario, ad esempio, durante la corsa).

L’articolazione del ginocchio è composta da una struttura ossea e da un apparato capsulo-legamentoso, oltre che da tessuti cartilaginei, che hanno il compito di facilitare il movimento.

Descrizione: La struttura ossea è formata dalla porzione finale del femore, dalla porzione iniziale della tibia e dalla rotula. La rotula è un osso piatto e circolare rivestito da due o tre millimetri di cartilagine (massimo spessore in tutto l’organismo), ed è posizionata davanti al ginocchio. Essa protegge il femore ed è fondamentale per l’estensione della gamba, trasmettendo la forza dal muscolo alla tibia e dirigendo l’azione di trazione del quadricipite. L’apparato capsulo-legamentoso è costituito da una struttura fibrosa che riveste l’articolazione, la capsula articolare, da due menischi, da due legamenti collaterali e da due legamenti crociati, LCA (anteriore) e LCP (posteriore).

I menischi, uno laterale e uno mediale, attenuano le sollecitazioni dei capi articolari, stabilizzano l’articolazione e riducono il carico sui singoli punti. I legamenti collaterali, tibiale e peroneo, contribuiscono alla stabilità laterale.

I legamenti crociati, invece, stabilizzano l’articolazione nella rotazione sul proprio asse ed evitano lo slittamento anteriore o posteriore della tibia rispetto al femore quando l’articolazione si flette, contribuendo anche alla stabilità del ginocchio in tutte le posizioni assunte dai capi ossei.

Le superfici articolari consistono nei condili femorali e nei piatti tibiali, due superfici concave che permettono un movimento contemporaneo di rotolamento e scivolamento. Una membrana, detta sinoviale, riveste la superficie interna della capsula e produce un liquido vischioso che lubrifica e nutre l’articolazione.

Bibliografia

Brozman, Riabilitazione in Ortopedia, 2004

I.A. Kapandji, Fisiologia Articolare, 1983

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